I pescatori sui trampoli

Pescatori sui trampoli

Pillole di viaggio.

Ci troviamo sulle spiagge bianche tropicali dello Sri Lanka. Sono bellissime, e in particolare in certe zone non hanno nulla da invidiare a quelle ben più famose di tante rinomate isole in cima ai sogni di viaggio di tantissimi.
Oggi parliamo nello specifico della zona costiera situata a sud-ovest del paese, una fetta di lungomare particolarmente scenico, a pochi chilometri dal famoso forte olandese di Galle. Circa un paio di ore di viaggio a sud della capitale Colombo. Per citare alcuni nomi per esempio la baia di Weligama, la spiaggia di Mirissa e la zona di Koggala.
In questa zona si è sviluppata e diffusa la tecnica della pesca su trampoli. Non è particolarmente antica, è nata nel periodo della seconda guerra mondiale. La presenza di truppe britanniche e cingalesi a difesa delle cose aveva reso difficile la pesca nelle modalità di sempre. Data la scarsità di cibo che immediatamente ne conseguì, ecco come, aguzzando l’ingegno, si trovò velocemente un’alternativa.
La pesca sui trampoli. A pochi metri al largo. Effettuata sedendosi su una traversa in legno verticale, alla quale viene fissato un ramo in orizzontale che funge da seduta. Il tutto a pochi metri sul livello del mare, permettendo ai pazienti ed atletici pescatori di catturare piccoli pesci quali sgombri o aringhe. Il pescato viene poi riposto in un sacchetto legato in vita.
Sembra facile a vedersi. Che ci vorrà mai ad arrampicarsi su un bastone conficcato in terra, standoci sopra in equilibrio per alcune ore mentre si maneggia una specie di canna da pesca? Probabilmente per noi sarebbe una cosa impossibile, anche solo da pensare. Ma in queste zone lo fanno da 70 anni.
Va detto, però, che negli ultimi anni le cose sono cambiate, e questa tecnica è sempre meno utilizzata, sia perché poco redditizia, sia per gli effetti devastanti dello tsunami che colpì una buona parte delle coste cingalesi, causando enormi danni e costringendo molte persone ad abbandonare le coste per cercare lavoro e fortuna nelle città.
Rimane però una tradizione molto conosciuta ed apprezzata, soprattutto da visitatori e turisti. Da vedersi è decisamente affascinante. Quando li si osserva, appollaiati sui loro trespoli, sembra stiano fluttuando magicamente sospesi nell’aria. E le incredibili capacità di equilibrismo sono superate solo dall’infinita pazienza con cui seraficamente attendono che l’amo gettato in acqua possa attirare qualche preda.
Oggi molti di questi pali sono abbandonati, salvo essere poi presi d’assalto quando si avvista in lontananza un bus di turisti, in modo da prendere posto sui trampoli ed essere pronti per essere fotografati.
In questo caso non si può sapere se si ha a che fare con un gruppo di esperti pescatori cingalesi, oppure con un gruppo di figuranti in attesa di una mancia. Probabilmente è la seconda possibilità.
Ma a noi non importa poi così tanto, rimane il fascino romantico di una tradizione decisamente unica.