Geni, specie ed ecosistemi

Ispirato a “L’importanza di essere BIODIVERSI”, Focus n.341, Marzo 2021.

Biodiversità.

“Io studio la perdita della diversità delle specie viventi. Ma stiamo perdendo anche la diversità genetica e quella della nostra specie: la diversità culturale umana si impoverisce a un ritmo spaventoso”. Così rac-conta uno dei più importanti ecologi del nostro secolo.

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Hotspot di biodiversità.

Alle origini della sua storia, la Terra era popolata da un bassissimo numero di specie.
Con il passare degli anni però, grazie ad alcuni importanti cambiamenti indotti dalla vita, all’arricchimento di ossigeno nell’atmosfera ed alla colonizzazione di nuovi ambienti, sono stati resi disponibili nuovi spazi.

Nonostante ciò, la storia della vita è stata segnata da grandi estinzioni; fino ad arrivare ai giorni nostri, ad una nuova e grande ondata di estinzioni.
Ma è necessario, per avere un’idea più chiara, andare a definire quali sono le regioni della Terra più ricche di specie, ovvero quelle che gli ecologi definiscono hotspot di biodiversità. E, per farlo, è necessario restringere il censimento alle specie che più conosciamo, tra cui mammiferi, uccelli e farfalle.
Le varie indagini susseguitesi negli anni hanno quasi sempre portato alla stessa conclusione: le zone più ricche di biodiversità restano quelle tropicali, in particolare le foreste equatoriali e le barriere coralline.

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Etica, estetica ed economia.

Ma a cosa servono tutte queste specie, per l’umanità?
La natura conduce una serie di “servizi degli ecosistemi”, probabilmente 22, classificabili in quattro grandi categorie: la produzione di beni, la regolazione, i servizi culturali e altri alla base dei precedenti.
Appartengono alla prima categoria l’agricoltura e la pesca, la disponibilità di fibre vegetali, di legno e di risorse genetiche e biochimiche. 

Alla seconda, invece, la regolazione del clima e la limitazione di possibili malattie, così come la purificazione e il controllo del ciclo dell’acqua e dell’impollinazione.
La terza categoria include gli aspetti culturali e spirituali della biodiversità e dell’ecoturismo. L’ultima, infine, fa essenzialmente riferimento alla formazione del suolo (grazie alla decomposizione di esseri viventi), al riciclo dei nutrienti ed all’assorbimento di CO₂, con il conseguente abbattimento dell’effetto serra da noi originato.

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Italian biodiversity.

L’Italia, grazie alla grande varietà di ambienti, risulta un Paese ricchissimo di biodiversità. Delle 57.468 specie animali presenti, infatti, ben 4.777 abitano soltanto da noi. La metà delle specie vegetali europee, invece, ha piantato radici anche nel nostro stivale.

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Un pò di percentuali da brivido.

• Il 70% dei farmaci contro i tumori sono di origine naturale o prodotti sintetici ispirati alla natura
• Il 75% delle colture alimentari globali fa affidamento sull’impollinazione animale
• Il 60% delle emissioni globali sono assorbite naturalmente dagli ecosistemi marini e terrestri
• Il 56% degli habitat protetti subisce il consumo del suolo

  • Il 20% dei mammiferi vive in uno stato di conservazione sfavorevole
  • Il 64% delle aree umide si è perso nell’ultimo secolo
  • Il 40% di alghe, muschi e licheni rischia l’estinzione
  • Il 15% delle specie vegetali superiori è minacciato
  • Il 50% delle specie di vertebrati rischia l’estinzione
  • L’80% delle specie di pesci è in cattivo stato di conservazione
  • Il 25% delle specie marine è a rischio di estinzione
  • Il 51% delle nostre coste è stato trasformato dal cemento
  • 14 Ettari di suolo sono consumati ogni giorno (l’equivalente di 19 campi da calcio!)
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La sesta estinzione di massa è in corso?

Ecco quindi che l’abbattimento delle foreste tropicali, la trasformazione di praterie e savane in terreni per le coltivazioni o per il pascolo, l’inquinamento dei mari e dell’atmosfera minacciano non solo l’umanità ma l’esistenza stessa di migliaia e migliaia di specie animali e vegetali.

Da sempre consideriamo del tutto gratuiti e garantiti dalla natura determinati servizi ed è forse per questo  che abbiamo sempre fatto pochissimo per proteggere gli ecosistemi che ce li forniscono.

Ecco quindi che la scienza dell’ecologia è stata trasformata, per non limitarsi più allo studio degli ecosistemi ma per far sì che le specie che li compongono non si estinguano.