La prima aurora boreale non si scorda mai

chiesa kiruna

Pillole di viaggio.

Febbraio di parecchi anni fa. Ci troviamo nel bel mezzo di una foresta di pini e betulle. A interrompere la folta vegetazione tantissimi laghi e laghetti, molti dei quali completamente ghiacciati.
Siamo ben oltre il Circolo Polare Artico, in Lapponia finlandese, circa 400 km a sud di Capo Nord.
Ci troviamo in un pittoresco resort, composto da uno chalet centrale in cui si trovano reception, ristorante e tutti i servizi principali, e, sparse nella foresta, tante cabine/chalet costruite con tronchi di legno dotate di caminetto e tutti i confort. C’è anche una slitta in dotazione di ogni cabina che gli ospiti sono invitati ad utilizzare per andare a rifornirsi di legna da ardere. Ci sono anche gli chalet sauna, con un sacco di neve intorno in cui tuffarsi dopo averla utilizzata seguendo l’antica tradizione finnica.
È un luogo di una bellezza incredibile e dal nome quasi impronunciabile: Kakslauttanen – Saariselka.
È ora di cena, e lo chalet ristorante è affollato. Ci sono turisti da mezzo mondo, molti asiatici. Negli ultimi anni è diventato molto popolare in Asia il viaggio invernale nelle terre di Babbo Natale, a Rovaniemi, cui si abbina poi una bella escursione di qualche giorno nei boschi innevati alla ricerca delle aurore boreali.
Tutto nacque quasi per caso a Rovaniemi nel 1950, quando, in occasione della visita di Eleanor Roosevelt, fu eretta una cabina in legno in prossimità del passaggio geografico del Circolo Polare Artico, in finlandese Napapijri. La Lapponia ricevette parecchi aiuti post bellici tramite le Nazioni Unite e l’UNICEF, e Miss Roosevelt ebbe un ruolo da protagonista in seno a queste istituzioni sia nelle vesti di First Lady (presidenza Roosevelt 1933-1945) sia successivamente durante la presidenza Truman come delegato statunitense dell’ONU e presidente della commissione per i Diritti Umani, quando decide di visitare l’Europa e verificare lo stato avanzamento lavori di ricostruzione post bellica.
Da qui nasce la coppia vincente Napapijri/Santa Claus Village, che ha contribuito al successo turistico nei decenni successivi della Lapponia e della sua capitale finlandese Rovaniemi.
Tornando alla cena, mentre mi gustavo uno spettacolare salmone e bevevo la mitica birra finlandese Lapin Kulta (Oro Lappone) immerso in un gradevole vociare generale, il tutto si interrompe bruscamente e improvvisamente, tutti smettono di parlare, le posate si fermano, e tutti i presenti in sala contemporaneamente si voltano verso l’ingresso principale. Che succede? Un signore finlandese dalla corporatura di un vichingo e capigliatura di Babbo Natale spalanca la porta, entra con vigore e ad altissima voce proferisce la seguente solenne parola: “AURORA !!”
Null’altro, come da finnica tradizione, eloquio non certo fluente, diciamo scarso in quantità ma ricchissimo in contenuto. Tant’è che un secondo dopo tutti, ripeto tutti si precipitano fuori. Io incluso, ovviamente, anche se nella mobilitazione generale ho avuto un breve tentennamento: e se portassi fuori con me la mia Lapin Kulta? No, ho pensato, forse non è il caso. Avevo notato che il barista e tutto lo staff erano, giustamente, gli unici a non aver fatto una piega. Il mio ragionamento fu molto semplice, qualsiasi cosa capiti, alla peggio al rientro torno al bar, nella vita e in certi momenti importanti servono determinate certezze.
Siamo tutti fuori con il naso all’insu, quasi tutti in silenzio. C’è chi traffica con i propri apparecchi fotografici, chi non ha ancora ben capito che sta succedendo. Fa freddo. Intenso e secco. Circa -15. Toccheremo anche i -20 nei giorni successivi. Ma è un freddo gestibilissimo. Basta essere ben equipaggiati. Come dice il famoso detto: non esiste buono e cattivo tempo, solo buono e cattivo abbigliamento. È buio. Poca illuminazione, le uniche lucine servono per delimitare i sentieri di accesso alle cabine ma non sono forti e non disturbano troppo. Di fianco a me sento un signore che sembrerebbe americano dire alla moglie “ma non ci ha detto a che ora esattamente si vedrà l’aurora”, al che non ho più dubbi, sono decisamente americani.
Ovviamente non manca mai il tuttologo che con aria da professore illuminato spiega a un gruppetto di amici li vicino che fa finta di ascoltare: “questi colori si creano per via delle particelle elettriche che arrivano dal sole e che entrano in contatto con la ionosfera” e bla bla bla, insomma questo lo sappiamo tutti, magari provare a far silenzio un attimo?
Ma il saggio finlandese che poco prima aveva interrotto le nostre cene sapeva eccome il fatto suo. Tempo davvero pochi secondi e parte lo spettacolo. Il cielo inizia a colorarsi di sfumature dal rosa al verde prima in senso orizzontale a distanza, poi in verticale. Scende sulle nostre teste una specie di enorme tendone illuminato, che si sposta continuamente e cambia di intensità e colorazione. Il tutto dura pochi minuti, 5/6 massimo 10. Ma i colori sono intensi e i disegni nel cielo sono netti e sembra vogliano stare lì per farsi ammirare il più possibile.
Certo non siamo nel luogo ideale, c’è un po’ di inquinamento luminoso, un sacco di gente ammassata, flash fotografici continui, brusio generale, tuttologi a pieno ritmo, asiatici che scattano un selfie al secondo, ignorando il fatto che forse varrebbe la pena di fotografare l’aurora, tutta roba che un po’ rovina la magia del momento.
Nei giorni seguenti e in occasione di viaggi successivi ne abbiamo avvistate altre, la più bella e colorata è stata nel mezzo del nulla, a qualche kilometro dall’ultimo allaccio alla corrente elettrica, in un bosco in cui le uniche cose che brillavano erano gli occhi delle renne che ci avevano portato li, ma, come spesso capita, la prima non si scorda mai.
Anche se, sicuramente, la più bella sarà la prossima.