Linea 7 Flushing New York City

metropolitana NYC

Pillole di viaggio.

Oggi parliamo della linea 7 della metropolitana di New York City. Comunemente chiamata Flushing, dal nome del suo capolinea nel distretto di Queens. Per comodità, soprattutto da parte di visitatori e turisti, viene anche chiamata la linea viola.
L’altro capolinea si trova in Midtown Manhattan, per la precisione Hudson Yards (non lontano dall’Empire State Building, tanto per inquadrare meglio la zona). Hudson Yards forse dice poco ai più, ma si tratta della zona attualmente più in rapido cambiamento di tutta la città. Sono sorti negli ultimi anni edifici avveniristici e oggi già iconici e simbolici della nuova New York City, che, indifferente a qualsiasi crisi, viaggia spedita sempre in avanti. Come uno dei treni della linea 7.
Di Hudson Yards c’è tanto da dire, ne parleremo in una delle prossime puntate.
Ma oggi prendiamo la metro, linea viola. Attraverseremo Manhattan da ovest verso est per poi emergere in superficie nel distretto di Queens. Ed è proprio questa la parte più interessante.
Appena in superficie i treni arrivano a Queensboro Plaza, attraversano un ponte in ferro a due piani di colore verde. È un ponte costruito con le tecniche e lo stile del secolo scorso. I treni con direzione Manhattan viaggiano al primo piano, quelli con direzione Flushing viaggiano sul secondo. Da qui la vista è mozzafiato. Alle spalle ci accompagna il mitico skyline dei famosissimi grattacieli. Sono tutti lì, in tutta la loro maestosità e bellezza, come a salutare i viaggiatori e invitarli a tornare presto.
E anche i treni, a modo loro, salutano il cuore della metropoli. Quando un treno passa, ogni singolo elemento del ponte vibra accompagnato dal forte cigolio e stridio delle ruote del convoglio. Una tipica colonna sonora newyorkese, per molti famigliare perché sentita varie volte nei film.
È il solito mix affascinante. Unisce infrastrutture che dimostrano tutta la loro età e a volte inadeguatezza alla modernità architettonica e avveniristica della città.
La metro di New York è vecchia (inaugurata nel 1904, la linea 7 nel 1915), brutta, sporca. Piena di scalini e infinite barriere architettoniche. Chi ha anche solo una lieve difficoltà di deambulazione molto meglio prenda un taxi.
Ma questo aspetto trasandato non toglie nulla al fascino e al mito della New York City subway. Anzi in realtà contribuisce a rafforzarlo. Odori, rumori, artisti improvvisati che si esibiscono in ogni angolo, cigolii e vibrazioni ai passaggi dei treni sopraelevati. E la cosa più divertente che qualsiasi turista può e deve fare appena arrivato è comprarsi un abbonamento settimanale (Metrocard) e utilizzarla il più possibile, sbagliando binario, sbagliando stazione, rimanendo incastrato negli obsoleti e improbabili tornelli, o bloccato dalla folla mentre cerca di scendere da una carrozza e disavventure varie fino al momento in cui dirà: “Finalmente ho capito. Alla fine sta metro non è poi così complicata”.
L’area di Queensboro Plaza è in rapida espansione. Il quartiere si chiama LIC, Long Island City. Sta diventando una sorta di estensione di Manhattan dall’altra parte del fiume East River, che la separa da Long Island e il distretto di Queens.
E il viaggio sulla linea 7 Flushing prosegue. Tutto fuori terra. Attraversando dall’alto della ferrovia sopraelevata quartieri sempre meno scintillanti e moderni per dare spazio a quartieri sempre più modesti e popolari. Anche le persone a bordo dei treni cambiano. Attraversando il Queens, già da una manciata di stazioni oltre Long Island City, a bordo non restano che viaggiatori di origine sudamericana. Sono i tanti e tanti lavoratori che vivono nei sobborghi, spesso in condizioni limite. Alcuni sono immigrati irregolari. Ma tutti hanno una cosa in comune, prendono quel treno e percorrono quella linea, tanto panoramica e caratteristica, per arrivare nel grande cuore scintillante della città e contribuire al suo funzionamento e mantenimento.
Sono i protagonisti invisibili della città, quelli che non frequentano alberghi e ristoranti, musei e mostre, ma ne permettono la regolare attività. Lavoro duro e senza orari, ma per molti può essere un’opportunità. Qui la paga oraria minima garantita è di 15 dollari/ora. Mentre in alcune zone dei paesi di origine per quella cifra serve lavorare alcuni giorni.
New York City è così. Una moderna torre di Babele. Il famoso “Melting Pot” con cui si usa normalmente identificare la città.
Un giro sulla linea 7 serve a conoscerla un po’ meglio.